martedì 24 giugno 2014



Succede che un bel giorno a casa tua non lavori più: non c’è più posto… “andele”! E allora decidi di spostarti, o meglio, ti sposti e zitto, senza prendere tante decisioni. Poi ti abitui, ti aggiusti, fai il nido, magari compri casa e cominci a prendere inflessioni un po’ strambe – raddoppi consonanti a caso, imbastardisci il tuo sacro e santo idioma natio… Dai e dai inizi a non farci nemmeno tanto caso, ti viene quasi da dire che in fondo “chi se ne frega, Siena, Abbadia, Pistoia, Pescia”, alla fine stai bene anche dove stai, ti sistemi dove ti mettono, perché, per dirlo con una rima,

un senese che si rispetti

trova il verso dovunque lo metti

Ma poi arriva giugno e con giugno arrivano gli esami, e con gli esami arrivano gli impegni, e con gli impegni arriva il terrore di non farcela a tornare in tempo. Ti prende il palletico, sbadigli come un ciuco, come niente ti par di sentire i taburi, ti affacci alla finestra e poi ti dai del rincoglionito... e mentre tutti gli altri sono sotto le fonti a discutere, a cantare, a dare due gotti, ti senti stringere nel tuo simpatico esilio nievolino come in una rete, te la spassi alla grande facendo due passi sull’argine, fai bisboccia tra te e te parlando di Palio con lo specchio e pensi “vabbè, chi se ne frega: Siena, Abbadia, Pistoia, Pescia, alla fine stai bene uguale… un tubo!” Alla fine se non torni di corsa ti pare di essere come una cannella che perde, ed ogni goccia è un minuto che non passi in Vallerozzi, a casa, con gli altri, e la giornata diventa uno stillicidio di minuti che passano, inesorabili, e si perdono nel nulla…

E allora non c’è proprio nient’altro da fare: bisogna chiudere la cannella, stringere forte il rubinetto, tornare di corsa a Siena e chi s’è visto s’è visto! 


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