sabato 28 maggio 2016

Internauti mutanti e uozzappari mannari



TRA INTERNAUTI MUTANTI E UOZZAPPARI MANNARI…

Era una notte buia e tempestosa… (no) C’era una volta… “un re?” diranno i miei piccoli lettori… (neanche) Le donne, i cavalier, l’arme, l’amori… (Boh) Come iniziare? Diciamo così: talvolta mettere insieme una serie di frasi scontate, di ovvietà da rubrica enigmistica tipo “forse non tutti sanno che” o di banalità più o meno trite e scontate può risultare un utile atto liberatorio. Vagamente snob, di sicuro, falsamente ingenuo, certo, ma liberatorio senz’altro. Se poi, a tempo e a luogo, si vuole citare una bella frasona ad effetto - immancabilmente tratta da qualche sito specializzato in citazioni citabili - twitter si presta ottimamente.  Se invece - cultori dell’immagine, draghi della comunicazione - ci si vuole schiaffare anche una bella foto personale relativa a qualcosa di privato (di nessun interesse per il resto del mondo, ma chi se ne frega) facebook è ancora meglio. E così, nello stesso calderone, brani scelti di amabili conversatori quali Hegel, Mao Tze-tung, Claudio Baglioni, Winston Churchill, papa Giovanni XXIII, Garibaldi, Moana Pozzi e Colonnino. E poi foto di mogli che fanno i biscotti, mariti che potano la siepe, fratelli che pescano l’enorme pesce gatto, figlioli che giocano a tappini, albe sul mare, tramonti con la torre, calciatori, politici, ballerine e clown. Poi ci sono i Blog, e in fondo un blog a che serve? A pubblicare l’impubblicabile? A dar voce agli ultimi e agli inascoltati? A rivelare i piani segreti della Nasa? No, fondamentalmente e più semplicemente a discettare su questioni che interessano solo a chi le scrive! Ecco, in questo caso il blog è mio e oggi, per quanto trita, scontata e banale, mi preme discettare sulla questione a seguire: 

L’incipiente rincoglionimento dell’homo tecnologicus
Ovvero
Come l’internauta mutante degenera (suo malgrado) in uozzapparo mannaro

Una sola avvertenza, prima di cominciare: nel recente passato qualche giovane improvvisato censore sceso giù con la piena, magari inopinatamente imbeccato, si è permesso di almanaccare sull’opportunità di utilizzare strumenti pubblici, o meglio di pubblicare il proprio privato pensiero su mezzi alla portata delle “masse”, per ragionare su cose nostre. Già su “cosa nostra” ci sarebbe da discutere: sia sul “cosa”, sia sul “nostra”, sia sui due termini associati… trattasi di una robetta che, inevitabilmente, suona male, anzi malissimo, ma evitiamo falsi moralismi da ipocrite mammolette; indipendentemente da questo, dunque, ricordo a tutti che prima di dare lezioni di opportunità, correttezza, serietà e decenza è necessario aver dimostrato nei fatti, e non soltanto nelle chiacchiere, di essere stati sempre (o almeno spesso) opportuni, seri, decenti e corretti, e non solo pesantemente e frequentemente corretti …al rhum! Dunque chi vuol leggere legga e chi vuol esser lieto sia perché, come è noto, del doman non v’è certezza.
Questione di rete, questione trita, si diceva, tanto che penne di ben altro spessore, Umberto Eco fra i molti, mettevano in guardia sulla degenerazione dei sistemi di comunicazione di massa già agli albori degli anni ottanta (quasi quarant’anni fa). Roba vecchia che, per un personaggio grigio e attempato come me, un esule, uno che vive in un mondo a parte già da anni e farebbe meglio a non immischiarsi in questioni che ormai lo riguardano solo da lontano – come tra le righe mi ha simpaticamente fatto notare un altro nerboruto giovane analfabeta amico mio – si ammantano ancora del fascino delle cose sagge o, come direbbe l’indimenticabile Shel Shapiro, bone et juste!  
Passi per Twitter, allora, se lo usa Renzi per cazzeggiare con un branco di cervelloni internazionali perché noi no? Passi anche per Facebook, alla fine magari la foto di me che mi taglio le unghie dei piedi potrebbe comunque interessare a qualche simpatico curiosone feticista. Passino pure i blog, altrimenti ora dove potrei scrivere queste insulse amenità? Ma uozzap, ragazzi, uozzap no… uozzap fa davvero più danni della grandine!!! Perché se la gran parte degli internauti del globo, inibiti dall’enormità della rete e del sistema, mantengono un minimo di pudore e di contegno ed utilizzano facebook in maniera sovrabbondante ma perlopiù innocua, quando si trovano di fronte allo schermino domestichino, familiarino e piccolino del telefonino perdono ogni freno inibitorio e si lanciano in succulente filippiche, audaci arringhe, sbrodolamenti retorici, insomma …stronzate a go go!!
Così, anche a voler lasciar perdere il tema abusato del rincoglionimento giovanile degli internauti mutanti, che si pigliano, si lasciano e si ripigliano via facebook senza essersi mai visti “dal vivo”, o il caso ancora più emblematico degli allegri fanciulli seduti sulle scale delle scuole che parlano tra loro inviandosi messaggi nel “gruppo” senza usare la voce e senza guardarsi in faccia, bisogna ammettere che tutto questo spippolamento non ha fin qui giovato né alla qualità né alla quantità né più genericamente alla capacità stessa di comunicare alcunché.
Uozzap è uno strumento agile, rapido, sintetico (una dote che non conosco, lo ammetto). D’altra parte anche il citofono, volendo, è uno strumento piuttosto rapido, agile e sintetico, utilissimo per dire frasi complesse tipo “postaaa” oppure “scendo tra un minuto” oppure “no, Gino è uscito a comprare il salame” senza doversi spenzolare da una finestra del terzo piano e berciare come in uno sceneggiato di Mario Merola. Ma immaginate due personaggi che si accomodano ai due lati del citofono e fanno conversazione per ore…  e magari uno dei due è sordo; e magari uno dei due è pure stronzo – ed è ancora peggio, e qui mi casca l’asino – e fa finta di non sentire o di non capire, di travisare insomma. Oddio, esiste anche questo, e d’altra parte esistono anche quelli che non capiscono e travisano davvero e che su facebook, per fare un esempio innocuo, “piaciano” tutto quello che è sportivo, estremo, macho e virile (marmitte smarmittate, scalate a mani nude, discese in grotte tenebrose e lanci col paracadute - per soprassedere su deretani marmorei di ventenni in pose di indiscusso valore ginnico) e poi passano le giornate a coltivare la buzza in modalità birra e panino con la frittata, allegramente spaparanzati sul divano, senza trovare in tutto ciò alcuna contraddizione e ipocrisia  e senza esercitare la nobile arte del senso del ridicolo.
Ecco, lasciato il divano, messi da parte i sordi e i furbi (leggi gli stronzi) e presa la retta via, Uozzap potrebbe essere effettivamente uno strumento ganzissimo e utilissimo per organizzare pranzi e cene con gli amici, dare e ricevere rapide indicazioni da colleghi e congiunti, riferire messaggi urgenti e passare parola al volo, ma se si pretende di utilizzarlo per “fare letteratura” o – peggio – per fare i furbi (leggi gli stronzi) iniziano i guai veri…
Perché per fare i furbi (leggi gli stronzi) con la lingua bisogna conoscerla, la lingua, e la lingua italiana nello specifico - fatti salvi pochi studiosi e ancor più rari, perversi, lettori seriali - la si conosce sempre meno!
È un dato di fatto che la maggior parte di coloro che comunicano, scrivendo come parlano, su uozzap, non sanno nemmeno parlare… figuriamoci scrivere. Per quanto la Crusca, cercando di salvare capre e cavoli e sperando di non arrivare come al solito abbondantemente dopo la musica, si sia dichiarata felice di questa incontrollabile spinta alla scrittura, per definire scrittura i deliri sgrammaticati “degli uozzappari mannari” ci vuole fantasia, stomaco e senso dell’umorismo. Non si tratta mica soltanto di essere snob (un pochino sì, ovviamente): alla fine è come se uno che ha appena tolto le rotine alla bicicletta volesse tentare di cimentarsi nel motoGP…  di più, è come se uno che ha appena tolto le rotine alla bicicletta si trovasse per magia in griglia al motoGP e pensasse – dall’alto della sua sublime padronanza del mezzo – di fare il furbo (leggi lo stronzo) con Valentino Rossi.
Ora, per concludere, forse non ci sarà gran copia di Valentino Rossi, ma i furbetti e i poveri stronzi che girano liberi, gaudenti e spippolanti (decisamente troppi ultimamente) nei gruppi, grupponi e gruppini del menga, dovrebbero forse fare attenzione a paludarsi dietro mascheramenti più efficaci, acquisire un minimo di “controllo del mezzo” e magari sviluppare un cicinino di senso critico perché, come ho già avuto modo di dire in passato, spesso i gatti allo specchio si vedono leoni. Ma quando si va al di là dello specchio, o per meglio dire, “sotto la pancia”?

domenica 15 maggio 2016


...ecco alla fine svelato l'arcano:
due mesi di silenzio, due mesi di lavoro, due mesi di prove e di ripensamenti.
Diciassette tavole, diciassette Contrade, diciassette soggetti decisi dal Comitato.
Il Comitato Amici del Palio che si è lanciato in un progetto ambizioso: 3000 copie di un'agenda a tema, un'agenda che parla di Siena, di Palio, di Contrade, di tradizioni che, nonostante tutto e tutti, sopravvivono immortali...
uno, due, diciassette e tremila: quando si dice "dare i numeri"!!!
Stanco ma felice Quilp ringrazia