martedì 13 maggio 2014



Non so perché ma stasera mi punge vaghezza di dare giudizi, una pratica antipatica, certo, se non fosse che il primo giudizio, per cominciare, intendo esprimerlo su me stesso: sicuramente non sono un artista e, mio malgrado, nemmeno un critico o addirittura uno storico dell’arte. Un dilettante, magari, e un appassionato studioso d’arte senz’altro, forse anche un aspirante artigiano e senz’altro un insegnante, ma di sicuro non un artista e, purtroppo, neppure uno storico dell’arte.

Quanto al piano storico la questione va da sé: lo storico dell’arte non si limita a studiare, meditare, ponderare e trasmettere (quello lo fanno gli insegnanti, e non è poco). Lo storico dell’arte contribuisce con il suo lavoro, con la sua analisi, con la sua lettura, ad approfondire temi, a proporre nuove vie, a far avanzare la conoscenza e la consapevolezza della disciplina, insomma.

Peccato che il panorama sia pieno di Storici dell’arte (o sedicenti tali) convinti di essere sulla cresta dell’onda per aver ottenuto incarichi prestigiosissimi presso riviste sconosciute o quasi, per aver trasportato borse, borsine e borsone in attesa della sospirata “borsa” (che di solito non arriva), per aver compulsato regesti illeggibili, trascritto carteggi di nessun interesse, copiato manoscritti di dubbia provenienza, rimestato in quel famoso fondo del barile sempre più scuro e sempre più gramo, sbudellandosi tra loro pur di avere il privilegio di pubblicare qualcosa, qualsiasi cosa, piluccando briciole di finanziamenti miserrimi.

Sui critici da collettiva “fatt’incasa” preferirei soprassedere… una pratica sicuramente interessante e stimolante, se non portasse questi giovani rampanti curatori del nulla ad attribuirsi nomi ad effetto ed acronimi altisonanti (n+1, gruppo sigma, nuovi orizzonti artistici, gammagamma, spazi-arte) e, contestualmente, a prendersi incredibilmente e ridicolmente sul serio!

Sul piano degli artisti, poi, è un vero spasso. Il mondo è pieno di artisti che l’eccesso di presunzione porta ad autodefinirsi tali, attribuendosi una “patente” che è di per sé un fardello tanto impegnativo quanto incompreso dagli stessi, e distinguendosi sempre e comunque dagli “altri”, gli artistoidi, coloro che non valgono abbastanza, che non hanno la stoffa, che non raggiungono né possono aspirare a raggiungere i vertici più alti o a sprofondare nei più neri abissi creativi, che non sono colti dal sacro “furor”, che non hanno un vero messaggio da trasmettere, che hanno troppi messaggi da trasmettere, che sono attardati su posizioni stanche e ri-viste, che, che, che…  Loro, gli artisti veri, sono dunque gli unici artisti, gli unici “abilitati”, gli unti, indipendentemente dalla situazione contingente.

Sono veri artisti quando nessuno li vuole esporre e quando partecipano ad eventi autogestiti ed alternativi (mica come quei leccaculo, fasulli e venduti al mercato che si fanno belli solo perché accolti nelle “vetrine” ufficiali, nei circuiti internazionali, negli eventi universalmente riconosciuti. Si è mai visto nulla di più assurdo, ridicolo, falso e mercificato di una Biennale? …nient’altro che ridicoli benpensanti puritani travestiti da rivoluzionari, nient’altro che poveri, insignificanti, meschini raccomandati!

Ma sono veri artisti anche quando finalmente qualcuno li nota, quando possono esporre in qualche galleria conosciuta e riconosciuta, quando si affacciano al panorama ufficiale, quando hanno accesso alla ribalta internazionale e possono cominciare a rilasciare brevi interviste, commenti salaci, battute al vetriolo e giudizi trancianti. 
Veri artisti, dico, artisti con la A maiuscola, animali da Biennale, mica come quelle piattole alternative che espongono soltanto negli umidi sottoscala degli eventi autogestiti da due lire dandosi arie da intellettuali sinistrorsi e radicali…

Ecco, basta così: io non espongo da nessuna parte e alla Biennale ci vado volentieri  da spettatore (non saprei in che altra veste andarci); non ho accesso a nessun finanziamento, ma le poche cose che ho scritto e pubblicato sono state ritenute pregevoli e di buon livello da critici d’eccezione quali mia madre, mio padre, mia sorella e qualche amico vero (che ha fatto lo sforzo di superare i primi paragrafi, o almeno così ha dichiarato).

Disegno, leggo, studio e mi diverto quanto posso: non artista, dunque, e non storico dell’arte… meglio di no, davvero! 



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