Siccome c’è un sacco di gente che
ancora riesce definirmi un ipocondriaco e un lamentoso seriale completamente privo,
per di più, di motivazioni ragionevoli, ecco, in breve, la cronaca di un
finesettimana col botto… col botto sì, e con la bomba, ma d’acqua!
Lungi da me
l’idea di lamentarmi: alla fine è sempre meglio il diluvio universale sotto la
Torre del Mangia che la siccità nel deserto del Gobi, però magari se ne veniva
un filino meno si stava anche meglio (senza voler insistere sulle giunture cigolanti,
i colpi della frusta ed altre amenità da ipocondriaco). Vabbè, come ho già
avuto modo di dire, se viene un’acquata “capace annaffia” (il che, stando al
terzo piano senza terrazza e a centocinquanta chilometri di distanza, mi è del
tutto indifferente)… comunque, nell’ordine, in dieci semplici, catastrofici passaggi:
1- Arrivo all’Orto dei Pecci, cielo
plumbeo, umidità amazzonica, settemila gradi all’ombra
2- Reperimento di simpatici tavoli
da Contrada da spostare allenando il potente bicipite (esercizio quanto mai
utile in vista del Palio di Luglio) e provocando strappi e contratture di varia
natura – sottaciute agli astanti per non passare per la solita mezzasega
3- Montaggio di ombrellone
acquistato per l’occasione all’Obi (due tonnellate di fintastoffa arancione –
per non dare nell’occhio - con base ad acqua a parte della capacità, credo, di
duemila litri = duemila bottiglie = duemila viaggi alla “cannellina” dell’Orto).
4- Grande allestimento con
“stenderia” di carte, stampe, magliette e successiva, immediata, immancabile
ondata di raffiche di vento (tanto per scozzare quanto appena apparecchiato con
amore più che paterno)
5- Intermezzo scaramantico e
beneaugurante - “bene, bene il vento… come sulle isole, tiene lontane le nuvole,
vedrai che sta sereno tutto il giorno”
6- Nuova “stenderia” con fermi e
fermini di fortuna (sassi, tronchi, pigne, poponi fradici e tutto il prontuario
del giovane esploratore) ed ingegnoso sistema fattincasa di legacci e nodi
marinari per assicurare l’allegro ombrello/velaccio contro le potenti raffiche
di vento…
7- Bonaccia irreale, improvvisa ed
incredibile, proprio al completamento del sistema di funi: fine del vento, un bubbolio sordo
all’orizzonte… nooo, mica pioverà proprio ora?
8- E vai… muro d’acqua, capriole nel
fango, onde anomale, corse in macchina, donne in coperta, uomini alle pompe e messaggi
poco distensivi al piano di sopra, nel vano tentativo di sciogliere i
meravigliosi nodi testé approntati
9- Da qui in poi solo acqua, acqua,
acqua… e l’Orto (che, come prassi, “vole vedè l’omo morto”) che diventa un
Porto. L’unica cosa buona è che, come si dice, nei porti di mare ci gira un
sacco di gente interessante, curiosa, simpatica: nei porti non ci si annoia
mica…
10- E così, quanto a curiosità,
persone da conoscere e cose da imparare, anche il Porto de’ Pecci alla fine non
ha deluso le aspettative: un finesettimana col botto, appunto, tutto perfetto,
se non fosse per la questione del Giunti - acqua fino a dove so io …e pesci
punti!
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