lunedì 16 giugno 2014



Siccome c’è un sacco di gente che ancora riesce definirmi un ipocondriaco e un lamentoso seriale completamente privo, per di più, di motivazioni ragionevoli, ecco, in breve, la cronaca di un finesettimana col botto… col botto sì, e con la bomba, ma d’acqua! 
Lungi da me l’idea di lamentarmi: alla fine è sempre meglio il diluvio universale sotto la Torre del Mangia che la siccità nel deserto del Gobi, però magari se ne veniva un filino meno si stava anche meglio (senza voler insistere sulle giunture cigolanti, i colpi della frusta ed altre amenità da ipocondriaco). Vabbè, come ho già avuto modo di dire, se viene un’acquata “capace annaffia” (il che, stando al terzo piano senza terrazza e a centocinquanta chilometri di distanza, mi è del tutto indifferente)… comunque, nell’ordine, in dieci semplici, catastrofici passaggi:
1- Arrivo all’Orto dei Pecci, cielo plumbeo, umidità amazzonica, settemila gradi all’ombra
2- Reperimento di simpatici tavoli da Contrada da spostare allenando il potente bicipite (esercizio quanto mai utile in vista del Palio di Luglio) e provocando strappi e contratture di varia natura – sottaciute agli astanti per non passare per la solita mezzasega
3- Montaggio di ombrellone acquistato per l’occasione all’Obi (due tonnellate di fintastoffa arancione – per non dare nell’occhio - con base ad acqua a parte della capacità, credo, di duemila litri = duemila bottiglie = duemila viaggi alla “cannellina” dell’Orto).
4- Grande allestimento con “stenderia” di carte, stampe, magliette e successiva, immediata, immancabile ondata di raffiche di vento (tanto per scozzare quanto appena apparecchiato con amore più che paterno)
5- Intermezzo scaramantico e beneaugurante - “bene, bene il vento… come sulle isole, tiene lontane le nuvole, vedrai che sta sereno tutto il giorno”
6- Nuova “stenderia” con fermi e fermini di fortuna (sassi, tronchi, pigne, poponi fradici e tutto il prontuario del giovane esploratore) ed ingegnoso sistema fattincasa di legacci e nodi marinari per assicurare l’allegro ombrello/velaccio contro le potenti raffiche di vento…
7- Bonaccia irreale, improvvisa ed incredibile, proprio al completamento del sistema di funi:  fine del vento, un bubbolio sordo all’orizzonte… nooo, mica pioverà proprio ora?
8- E vai… muro d’acqua, capriole nel fango, onde anomale, corse in macchina, donne in coperta, uomini alle pompe e messaggi poco distensivi al piano di sopra, nel vano tentativo di sciogliere i meravigliosi nodi testé approntati
9- Da qui in poi solo acqua, acqua, acqua… e l’Orto (che, come prassi, “vole vedè l’omo morto”) che diventa un Porto. L’unica cosa buona è che, come si dice, nei porti di mare ci gira un sacco di gente interessante, curiosa, simpatica: nei porti non ci si annoia mica…
10- E così, quanto a curiosità, persone da conoscere e cose da imparare, anche il Porto de’ Pecci alla fine non ha deluso le aspettative: un finesettimana col botto, appunto, tutto perfetto, se non fosse per la questione del Giunti - acqua fino a dove so io …e pesci punti!


Nessun commento:

Posta un commento