Ne restano ancora tre, ma
almeno la prima, la più alta e scoscesa, la più ermetica e difficile da
scardinare è partita, finita, volata via: niente più Italiano. E meno male,
dico io, perché con l’Italiano questi uccelli qui non hanno mica un bel
rapporto; una mattinata di sudori, sbuffi e rabbuffi, vocabolari, cancellature
e domande assurde. E poi bastasse scrivere quelle tre benedette colonne –
dicono asciugandosi la fronte madida i succitati uccelli - ma no, pretendono
pure la correttezza ortografica, un minimo di sintassi, qualche concordanza… e
che è? Siamo mica al liceo… roba dell’altro mondo. E alla fine, vista la
situazione, hanno anche ragione, poveri diavoli: a Siena si direbbe che questi,
con l’Italiano, c’hanno leticato da piccini!
Basta, com’è andata è andata,
e “un ci si pensa più”. Ma ora, da buon professore di lettere – un po’ sadico
ma alla fine non troppo cattivo – dopo le proteste e gli improperi (perché tanto
l’Italiano non serve a niente), mi piace pensare che mentre scrivo queste
parole o leggo un libro e mi riposo, anche i miei uccelli, come tutti gli altri
uccelli prima di loro, se ne dovranno restare ancora qualche giorno in gabbia a
studiare… domani Estimo, uccellacci, e vediamo come ve la cavate!
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