LEZIONI DI STILE
Cercavo un aggettivo ben calzante
pe’ un certo capitano, e Sacripante
nel senso di gradasso e di spaccone,
di fanfaron, di Rodomonte e di guascone
(cercando di spiegarmi per benino
anche al più tardo e tristo contadino)
parrebbe esser l’attributo giusto,
e visto che ci son mi piglio il gusto
di fare questa piccola domanda
a chi vuol comandare – e non comanda:
a cosa serve fare il prepotente
se sai di già che tanto un conti niente?
A parte tutto non mi sembra bello
pigliar pel naso quei del Pignattello
della Magione e infin di Camollia
dandogli per compiuta un’utopia.
E’ vero che so' duri come il sasso
ma non puoi fare sempre lo smargiasso,
ché se tutte le volte ci ritonfi,
millanti di fantini e di trionfi,
li fai sperare e pregustar la festa
e dopo gli ci carichi “Tempesta”,
con gli anticorpi ormai fin troppo bassi
debilitati da purghe e da “Salassi”
rischi di metterli tra due coperte
…e dopo noi con chi ci si diverte?
Pe ‘un fargli finir subito le pile
‘e bisognava usare un altro stile
più mite, più concreto, più composto
più onesto, insomma, soprattutto a Agosto
(che tra du’ giorni, dopo un po’ di mare,
c'hanno da attaccà i bovi per coltrare)
e dirgli chiaro e tondo, come vedi:
“ragazzi, siamo un’altra volta a piedi,
altro che Mari, altro che Tittia
che Sanna o Bartoletti in Camollia…
anche a ‘sto giro è andata, in queste sere
possiamo fa' i servizi pel braciere”.
Perché a saperlo nel momento giusto
che anche a piglià Oppio 'un c’era gusto
che un missile da solo non decolla
che senza il manico non si ringolla
nessuna Lupa, ché è così evidente
che in mezzo ai canapi un contavi niente,
e che era inutile sprecar sospiri
se già sapevi di frenà tre giri:
i gazzillori, allora, tutti in coro
avrebbero evitato per decoro
di uscì di piazza a berci e capriole
e avrebbero intuito, le bestiole,
che Capitan Celesti, zitto zitto
…v’ha messo un’altra volta a buo ritto!
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