Io penso questo:
(sarò immodesto)
ma in versi o in prosa
se c’è una cosa
che non si svia
è l’ironia:
non c’è censura
che faccia cura
…trova una falla
e torna a galla!
Pensa Boccaccio,
da toscanaccio:
a duchi e conti
faceva sconti?
No, li sfotteva
E ci rideva!
E a Siena, ecco,
l’ha fatto Cecco,
senza curarsi
di accomodarsi
coi signoroni,
ma di ceffoni
li facea stretti
coi suoi sonetti!
E il grande Ariosto?
si fece posto
con la sua arte.
Satire a parte
ha scritto rime,
degno “mangime”
per l’intelletto
di chi lo ha letto.
Pulci lo stesso
ci si era messo…
ma poi l’han fatto
passar per matto.
Per tutti i gusti
ne ha scritte Giusti.
Poi fu Collodi
tra viti e chiodi,
a fare crocchio
col suo Pinocchio:
un burattino
che, era destino,
mettesse in mostra
tutta la nostra
storia di affetti,
virtù e difetti!
E poi, ribussa,
ecco Trilussa
mettere in scena
tutta un’arena
di storie arcane
bestiali e umane.
E ancora avanti
scritti brillanti,
sarcasmo fino…
pensa a Calvino
coi suoi “antenati”
lì, squadernati,
non per mostrare
solo le tare,
ma suppergiù
vizi e virtù
della realtà:
la società!
Scrittori rari
come Rodari,
autori “freschi”
come Guareschi.
Credi, davvero,
ce n’è un intero
abbecedario:
lo straordinario
è che il gran lusso
di questo flusso,
questa gran vena,
è ancora in piena
perché decide
sempre chi ride,
e a chi ci “sforma”
-secondo norma-
certo gli tocca
batter la bocca!
Diga non chiude,
sforza, delude,
fa da grancassa
…e l’acqua passa!
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