Quilp… chi era costui?
Quilp è un nano cattivo, per
cominciare. È un personaggio negativo all’ennesima potenza, come nella migliore
tradizione dickensiana, uno di quei personaggi per i quali non è prevista
redenzione. È il nero assoluto, il colosso privo d’ombra, la macchia senza
sfumature; è il mare d’inchiostro in una notte senza luna, il buio più buio del
buio, quel buio indispensabile, se vuoi scorgere la luce. È un estremo, un
eccesso, un paradigma. Ed è anche brutto, a dirla tutta, e parecchio; e la
bruttezza lo spinge ad essere ancora più emarginato, e l’emarginazione lo fa
essere ancora più cattivo… brutto, brutto e cattivo: punto!
Perché Quilp, allora? Perché bearsi di apparire
brutti e cattivi? Perché rimestare il fondo? Per sentirsi almeno una volta un
paradigma? Per essere eccentrici, caustici e maligni e piacere alla gente,
senza piacergli? Spero di no in effetti, perché qui, a guardare bene, non si
parla di Quilp ma del suo molo. Per il molo, dunque, per la catapecchia, per
l’ammasso di ferri contorti e arrugginiti, di ancore e velacci, di vecchie
polene scrostate, cime sfilacciate e bozzelli cigolanti echi di pirateria e di
mirabolanti avventure, pezzetti di fantasia pronti a sgocciolare in un nuovo
mare, a tornare a galla, a navigare di nuovo.
Perché Quilp è brutto e cattivo,
ma il suo molo è “buono”. Perchè il molo è la tana, la cuccia, l’isola
dimenticata dove approdano i rottami delle idee e le idee da rottamare. Perché
il molo è la periferia, il contorno, il margine discreto dove alla fine tutto
finisce per poter ricominciare.
Forse è per questo, per la
qualità di avanzo, di schizzo, di gioco e di scarto recuperato, arenato, dimenticato
e pronto a riprendere vita, che non riesco a disegnare nel mezzo del foglio,
che la matita e il colore cercano inevitabilmente l’angolo, lo spigolo, il
margine.
Perché solo dal margine e dal suo
approdo i disegni e le rime escono dalle secche del foglio e riprendono il
largo, con tutte le cose, quelle vecchie e quelle nuove, le barchette e i
transatlantici, gli echi, le urla, le canzoni, i colori e le idee che, dai e
dai, in quasi quarant’anni di salti e capriole, mi si sono arenate in testa,
incagliate nella penna, impelagate nel dubbio: sarò capace?
… alla fine mica importa: se non
riuscirò a navigare coi buoni giganti mi accontenterò di galleggiare in
compagnia di Quilp, il nano cattivo.
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