Succede che un bel giorno a
casa tua non lavori più: non c’è più posto… “andele”! E allora decidi di
spostarti, o meglio, ti sposti e zitto, senza prendere tante decisioni. Poi ti
abitui, ti aggiusti, fai il nido, magari compri casa e cominci a prendere
inflessioni un po’ strambe – raddoppi consonanti a caso, imbastardisci il tuo
sacro e santo idioma natio… Dai e dai inizi a non farci nemmeno tanto caso, ti
viene quasi da dire che in fondo “chi se ne frega, Siena, Abbadia, Pistoia,
Pescia”, alla fine stai bene anche dove stai, ti sistemi dove ti mettono, perché,
per dirlo con una rima,
un senese che si rispetti
trova il verso dovunque lo
metti
Ma poi arriva giugno e con giugno
arrivano gli esami, e con gli esami arrivano gli impegni, e con gli impegni
arriva il terrore di non farcela a tornare in tempo. Ti prende il palletico, sbadigli come un ciuco, come niente ti par di sentire i taburi, ti affacci alla finestra e poi ti dai del rincoglionito... e mentre tutti gli altri
sono sotto le fonti a discutere, a cantare, a dare due gotti, ti senti stringere nel tuo
simpatico esilio nievolino come in una rete, te la spassi alla grande facendo due passi sull’argine, fai bisboccia tra te e te parlando di Palio con lo specchio e pensi “vabbè,
chi se ne frega: Siena, Abbadia, Pistoia, Pescia, alla fine stai bene uguale…
un tubo!” Alla fine se non torni di corsa ti pare di essere come una cannella
che perde, ed ogni goccia è un minuto che non passi in Vallerozzi, a casa, con
gli altri, e la giornata diventa uno stillicidio di minuti che passano,
inesorabili, e si perdono nel nulla…
E allora non c’è proprio nient’altro
da fare: bisogna chiudere la cannella, stringere forte il rubinetto, tornare di
corsa a Siena e chi s’è visto s’è visto!
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