Non so perché ma stasera mi
punge vaghezza di dare giudizi, una pratica antipatica, certo, se non fosse che
il primo giudizio, per cominciare, intendo esprimerlo su me stesso: sicuramente
non sono un artista e, mio malgrado, nemmeno un critico o addirittura uno
storico dell’arte. Un dilettante, magari, e un appassionato studioso d’arte
senz’altro, forse anche un aspirante artigiano e senz’altro un insegnante, ma
di sicuro non un artista e, purtroppo, neppure uno storico dell’arte.
Quanto al piano storico la
questione va da sé: lo storico dell’arte non si limita a studiare, meditare,
ponderare e trasmettere (quello lo fanno gli insegnanti, e non è poco). Lo
storico dell’arte contribuisce con il suo lavoro, con la sua analisi, con la
sua lettura, ad approfondire temi, a proporre nuove vie, a far avanzare la
conoscenza e la consapevolezza della disciplina, insomma.
Peccato che il panorama sia pieno
di Storici dell’arte (o sedicenti tali) convinti di essere sulla cresta dell’onda per aver ottenuto
incarichi prestigiosissimi presso riviste sconosciute o quasi, per aver
trasportato borse, borsine e borsone in attesa della sospirata “borsa” (che di
solito non arriva), per aver compulsato regesti illeggibili, trascritto
carteggi di nessun interesse, copiato manoscritti di dubbia provenienza,
rimestato in quel famoso fondo del barile sempre più scuro e sempre più gramo,
sbudellandosi tra loro pur di avere il privilegio di pubblicare qualcosa,
qualsiasi cosa, piluccando briciole di finanziamenti miserrimi.
Sui critici da collettiva
“fatt’incasa” preferirei soprassedere… una pratica sicuramente interessante e
stimolante, se non portasse questi giovani rampanti curatori del nulla ad
attribuirsi nomi ad effetto ed acronimi altisonanti (n+1, gruppo sigma, nuovi
orizzonti artistici, gammagamma, spazi-arte) e, contestualmente, a prendersi
incredibilmente e ridicolmente sul serio!
Sul piano degli artisti, poi, è
un vero spasso. Il mondo è pieno di artisti che l’eccesso di
presunzione porta ad autodefinirsi tali, attribuendosi una “patente” che è di per sé un fardello tanto
impegnativo quanto incompreso dagli stessi, e distinguendosi sempre e comunque
dagli “altri”, gli artistoidi, coloro che non valgono abbastanza, che non hanno
la stoffa, che non raggiungono né possono aspirare a raggiungere i vertici più
alti o a sprofondare nei più neri abissi creativi, che non sono colti dal sacro
“furor”, che non hanno un vero messaggio da trasmettere, che hanno troppi
messaggi da trasmettere, che sono attardati su posizioni stanche e ri-viste,
che, che, che… Loro, gli artisti veri, sono
dunque gli unici artisti, gli unici “abilitati”, gli unti, indipendentemente
dalla situazione contingente.
Sono veri artisti quando nessuno
li vuole esporre e quando partecipano ad eventi autogestiti ed alternativi
(mica come quei leccaculo, fasulli e venduti al mercato che si fanno belli solo
perché accolti nelle “vetrine” ufficiali, nei circuiti internazionali, negli
eventi universalmente riconosciuti. Si è mai visto nulla di più assurdo, ridicolo,
falso e mercificato di una Biennale? …nient’altro che ridicoli benpensanti puritani
travestiti da rivoluzionari, nient’altro che poveri, insignificanti, meschini
raccomandati!
Ma sono veri artisti anche quando
finalmente qualcuno li nota, quando possono esporre in qualche galleria
conosciuta e riconosciuta, quando si affacciano al panorama ufficiale, quando
hanno accesso alla ribalta internazionale e possono cominciare a rilasciare
brevi interviste, commenti salaci, battute al vetriolo e giudizi trancianti.
Veri artisti, dico, artisti con la A maiuscola, animali da Biennale, mica come
quelle piattole alternative che espongono soltanto negli umidi sottoscala degli eventi autogestiti da due
lire dandosi arie da intellettuali sinistrorsi e radicali…
Ecco, basta così: io non espongo da nessuna parte e alla Biennale ci vado volentieri da spettatore (non saprei in che altra veste
andarci); non ho accesso a nessun finanziamento, ma le poche cose che ho
scritto e pubblicato sono state ritenute pregevoli e di buon livello da critici
d’eccezione quali mia madre, mio padre, mia sorella e qualche amico vero (che
ha fatto lo sforzo di superare i primi paragrafi, o almeno così ha dichiarato).
Disegno, leggo, studio e mi diverto quanto posso: non artista, dunque, e non
storico dell’arte… meglio di no, davvero!
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